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Investi consapevolmente: occhio alla cedola, ecco una polizza da non comprare
Comunque, quello dei prodotti finanziari a cedola è un successo. Tristemente, è il massimo dell’innovazione finanziaria prodotta da banche e società di gestione italiane negli ultimi anni. Io ne ho già parlato fuori dai denti: i fondi a cedola sono spesso bidoni terrificanti nei quali voi risparmiatori cadete come moscerini nel succo d’uva.
Il problema più frequente è che le cedole promesse possono intaccare il capitale investito, che in pratica viene restituito in anticipo. Rimborso di capitale mimetizzato da cedola, insomma. E pazienza se magari alla scadenza quello che torna in tasca è inferiore a quanto versato.
Torno ancora una volta sui prodotti a cedola perché mi viene l’orticaria a leggere le offerte sui giornali e sentire le roboanti dichiarazioni di Assogestioni che, in perfetto stile autoreferenziale, fa sapere a tutto il mondo quanto è fico il settore del risparmio italiano e la lobby delle grandi banche che lo domina, quanto sono bravi nella raccolta – grazie soprattutto a questi prodotti infausti.
Mi preme ora dirvi che non esistono solo i fondi a cedola. Ci sono anche le polizze unit-linked a cedola.
Di base, nella maggioranza dei casi le polizze unit-linked e index-linked sono buone solo per arricchire chi le vende. Rendetele “a cedola” e difficilmente migliorerete la situazione…
Siccome il blog di Advise Only punta a rendere il risparmiatore consapevole, approfondiamo un po’ la questione.

La polizza unit-linked Creditras Income 360
Prendete, per esempio, la polizza unit-linked Creditras Income 360 (di Creditras, società partecipata in modo paritetico da Allianz e Unicredit), arrivata sul mio tavolo tramite una signora, amica di un’amica, che di questo bel prodottino aveva capito soltanto che “rende il 3,60% all’anno”. Ma la polizza, della quale trovate tutto il materiale informativo qui, non è esattamente come aveva capito.
Certo, la slogan del prodotto sulla brochure si presenta accattivante:
Poi continua con una frase sibillina:
Questa è arte. Perché è tutto vero, dato che “Life Income 360 riconosce con periodicità semestrale una somma fissa pari all’1,80% del premio”, ovvero il 3,60% annuo. A questo punto, come una trota dei laghetti di pesca facilitata, il risparmiatore medio ha già abboccato, finendo entusiasta in padella.
Ma il diavolo è nei dettagli. Il problema infatti emerge poche righe più avanti, quando Creditras scrive:
La traduzione di questo mappazzone in lingua “parla-come-mangi” non vi piacerà:
- caro risparmiatore, ogni semestre prenderò l’1,80% dal capitale correntemente investito e te lo darò, a prescindere da quanto ha reso (ovviamente dopo aver tolto le tasse);
- se il capitale dovesse finire (per esempio, a forza di pagare “cedole” e per via dei costi che gravano sulla polizza unit-linked), finirebbero anche i pagamenti semestrali e l’investimento. R.I.P.
Un risparmiatore ottimista potrebbe pensare che il 3,60% annuo venga comunque fuori grazie alla bravura dei gestori. Possibile. Ma facciamo due conti insieme e vediamo quant’è probabile, in base ai costi che gravano sui fondi.
Costi di caricamento
Sono pari all’1,50% del capitale investito: questo vuol dire che, se voi investite 50.000 €, loro ne intascano subito 750. L’investimento reale sarà quindi 49.250 (vi fanno lo sconto se investite più di 150.000 €). Non proprio simpatici ma onestamente, in quanto a costi di caricamento, ho visto cose che voi umani non potreste immaginare, ho visto balenare caricamenti del 10-15%, qui è “solo” 1,5%.
Commissioni di gestione dirette
Sono pari su base annua all’1,75%; il che significa che ogni anno si prendono 1,75% del vostro investimento (anche se in realtà il prelievo è giornaliero, pro-quota).
Commissioni degli OICR sottostanti
Creditras dichiara di voler investire in modo prevalente (ovvero almeno per il 70%) in OICR, cioè in fondi comuni o Sicav, magari di Allianz (che così riesce a ficcar lì dentro i suoi fondi). Questi fondi prevedono anche loro commissioni di gestione, che voi… pagate. Quanto? Dal prospetto di offerta (pag. 9), si legge che
- 0,80% per gli OICR appartenenti al comparto monetario;
- 1,60% per gli OICR appartenenti al comparto obbligazionario;
- 2,50% per gli OICR appartenenti al comparto azionario
Tirando le somme, viene fuori che il carico commissionale annuo sta grosso modo tra il 3% e il 3,5%. Quindi, per avere una cedola del 3,6% annuo, il gestore deve ottenere un rendimento medio (e sottolineo medio, su tutto l’arco di vita dell’investimento) annuo tra il 6% e il 7%, decimale più, decimale meno.
È un obiettivo di rendimento bello tosto: i BOT annuali rendono meno dello 0,30% lordo, i BTP decennali il 2,40%, mentre i Bund non arrivano all’1%. Con la zavorra di costi commissionali che si portano dietro i gestori di questa polizza unit-linked, per arrivare al 6%-7% devono prendersi dei bei rischi. Magari azionari. E le cose potrebbero andare male – ciò, a sua volta, implica che vanno male per VOI. Oppure, peggio ancora, i gestori potrebbero non prendere rischi: in tal caso, dati gli smunti rendimenti in circolazione, le speranze di rivedere il capitale investito si abbassano ancora.
Creditras Income 360 non è il peggior prodotto in circolazione della sua categoria, anzi, è assolutamente nella media. Perciò, attenzione, perché è facile imbattersi in simili proposte e in altre peggiori.
Investite in prodotti semplici, evitate gli errori più marchiani e leggete i documenti informativi, prima di investire i vostri soldi!
P.S. Se vi interessa un portafoglio semplice, che produce una cedola lorda annua del 3,5% circa (cedole vere, non c’è erosione del capitale), con basso rischio, liquido e senza costi se non quelli di negoziazione, abbordabile con un patrimonio di grosso modo 4000 €, disponibile gratuitamente per la ciurma di Jack Sparrow, fatevi un giro su Cedola Pirata.